
Oltraggio all’innocenza

Ciao,
sono Simona, una nuvola che si perde nel cielo”.
Simonetta Lamberti: assassinata dalla camorra a solo 11 anni.
Ho conosciuto molte persone nella mia vita, alcune oscure, ma altre luminose più di un raggio di sole. Angela Procaccini è una di queste ultime, la più luminosa. Una professionista, una donna, una madre, che non si è arresa dinanzi al dolore estremo: la morte di sua figlia, Simonetta, strappata alla vita dalla violenza cieca e abietta della camorra che non rispetta neanche l’innocenza, ma sul dolore ha costruito amore.
Il 26 maggio 1982, appena tre giorni prima di essere assassinata per errore in un attentato a Cava dei Tirreni contro suo padre, il giudice Alfonso Lamberti che rimase soltanto ferito, Simonetta scrisse sul diario di una compagna di banco: “Ciao, sono Simona, una nuvola che si perde nel cielo”. Il 29 maggio 1982, a solo 11 anni, il proiettile di una pistola la colpì alla testa e infranse il candore della sua nuvola bianca.
“Il mio dolore è grande come un’isola” mi disse una volta la Procaccini nel tentativo di spiegare quello che provava nell’infinito di un dolore mai sopito. Un’isola, infatti, non è mai solo terra e roccia e pianura o monti, un’isola è il mare infinito che la circonda, la solitudine che si prova guardando il vuoto, ma, nello stesso tempo, la speranza di chi sa cercare l’orizzonte guidata da quella “nuvola Simona” che non la abbandona mai.
EDUCARE I GIOVANI AL BENE

Quella di Angela Procaccini è la voce di un’educatrice, una donna che non si arrende e che nella dedizione ai bambini e ai giovani esprime il desiderio di riscattare il futuro di quei giovani che hanno fatto o potrebbero fare scelte sbagliate. Dice: “Il karma di Simonetta era restare bambina”, ma ci sono tanti giovani che devono imparare a crescere e credere nella vita amandola e rispettandola per sé e per gli altri. In questo modo, visitando spesso il carcere minorile di Nisida in dialogo con i ragazzi e come Dirigente di una scuola primaria a Napoli, una madre rende immortale esempio e monito la storia di una figlia che continua a vivere su quella nuvola limpida nel cielo puro in cui ha scelto di essere esempio di un amore grande e vive anche nel cuore di ciascuno che ascolta la sua innocenza.
IL DOLORE CREA AMORE

Non basta questo a placare il dolore, un dolore che, in una sorta di premonizione, inizia prima dell’assassinio di Simonetta e prosegue in un tempo eterno. Una premonizione in un incubo terribile, nato nella gioia di una giornata al mare prima che un’onda rapisse la sua bambina e la sprofondasse nel cupo mare. Poi, uno sconosciuto, riporta sulla riva alla sua mamma il corpicino immobile, i capelli biondi bagnati e tirati indietro, una macchia livida su una tempia. Lo stesso corpo morto che la Procaccini vide in ospedale. Un dejavù inevitabile -pallida tra le lenzuola di ospedale, rasata dei suoi capelli biondi con una retina che le premeva la testa e una macchia livida su una tempia- “Era Simonetta, ma i suoi capelli biondi non c’erano più, solo quella macchia viola sulla tempia”, racconta con un dolore silente la Procaccini.
L’incubo divenne realtà, eppure bisognava andare avanti, dare un senso alla morte della sua bambina. Se tanto orrore era stato possibile, ora bisognava che da questo nascesse qualcosa di positivo perché altrimenti la vita non avrebbe più avuto un senso e neanche la morte. “Lincoln disse: vale più un atto di misericordia che uno di giustizia”, cita Angela Procaccini, ed è così che vogliamo ricordare Simonetta, un angelo della misericordia, sulla sua nuvola bianca che con lo sguardo accarezza la sua famiglia e tutti i giovani che hanno bisogno di amore.
Credits © Loredana De Vita
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