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Riflessioni di una Figlia

Delicato è sempre stato il tuo sguardo sul mondo, come delicato e pieno di fede è sempre stato il tuo cammino nel dolore. Che la delicatezza, adesso, ti accolga nel regno della vita eterna e ti abbracci.

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Mio Padre.

È da alcuni giorni che mi chiedo se sarò mai capace  di descrivere mio padre per come merita. Faccio scorrere le pagine e le parole ma poi, all’atto pratico, nel momento in cui devo mettere nero su bianco il modo in cui ho vissuto mio padre, depongo la mia consueta penna sulla scrivania e strappo le pagine appena scritte. Non so perché. Forse perché ho paura di non saper descrivere quest’uomo d’altri tempi umile e garbato o forse perché, semplicemente, temo di sminuire la sua caratura morale con parole inappropriate o poco consone alla sua natura. Credo che per un figlio sia sempre difficile raccogliere l’eredità di un padre come il mio perché non c’è persona, giovane o adulta che sia, che non abbia un buon ricordo di lui.

Lo “zio Antonio”, lo zio di tutti

Lo “zio Antonio” era lo zio, il padre, il nonno, il fratello di tutti e non c’è persona a Barrafranca che, in questi giorni, non mi abbia ricordato chi era mio padre e che cosa rappresentasse per la comunità barrese. Una comunità che nelle ultime settimane di vita del mio papà non gli ha mai fatto mancare il suo affetto, la sua vicinanza, la sua attenzione. Un’attenzione che ha rappresentato per tutti noi un abbraccio caldo nei momenti di difficoltà e che ci ha fatto comprendere che mio padre non era soltanto il pastore di umili origini dai modi delicati e gentili ma l’uomo di fede che ha sempre abbracciato il mondo con le sue infinite sfumature. E sono proprio quelle sfumature che hanno caratterizzato la quotidianità di mio padre. Una quotidianità in cui c’è sempre stato spazio per l’Altro da sé , per la Natura, per la fede, per il dialogo interiore che induce a ricercare l’armonia con l’Universo. Un’armonia che lui sentiva  dentro di sé e che trasmetteva agli altri con una naturalezza indescrivibile. Ed è proprio quella naturalezza disarmante e incondizionata dei suoi gesti e delle sue parole che, probabilmente, ha portato un’intera comunità ad amarlo e a circondarlo da infinito affetto. Un affetto di cui noi figli ci siamo nutriti e continuiamo a nutrirci anche adesso che ci è venuto a mancare. La sua presenza, seppure solo spirituale, è molto viva in noi perché continuamente alimentata dal fuoco dei ricordi e da una comunità che ha potuto cogliere la bellezza di quest’uomo definito da tutti “uomo di pace”.

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L’eredità morale di un padre

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Da figlia, non faccio alcuna fatica ad ammetterlo, sto trovando conforto e consolazione per la sua dipartita dai racconti, dagli aneddoti e dalle testimonianze che mi giungono da tutti coloro che lo hanno conosciuto e che hanno colto la sua vera essenza. Gli aggettivi più usati per descriverlo e ai quali potrei aggiungerne tanti altri? Delicato, gentile, educato, generoso, altruista, onesto, solare, buono, garbato, affettuoso, umile. Ripenso ai vari aggettivi che gli sono stati attribuiti in questi giorni e, da figlia, mi chiedo quali sono quelli che voglio trattenere e accogliere per far sì che mio padre, la mia “banca del tempo”, il mio prezioso forziere, sia orgoglioso di me.

A dire il vero non ci ho pensato molto e sono giunta alla conclusione che non potrò mai accogliere per intero la sua grande eredità morale, ma posso far mie le due parole che hanno sempre caratterizzato il nostro cammino insieme: umiltà e onestà.

Probabilmente non sono abbastanza ma spero possano essere un buon inizio per non far cadere nel dimenticatoio dei pensieri gli insegnamenti di un padre che ha sempre guardato con delicatezza il mondo.

Credits © Catena Cancilleri

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