Il peso delle mafie
Non faccio alcuna fatica ad ammettere che non sono una profonda conoscitrice delle mafie, come non faccio alcuna fatica ad ammettere che, seppure io abbia scritto e scriva di mafia, non sono una studiosa. Sono semplicemente una cittadina che si documenta, che scruta la realtà che la circonda e che grazie alla sua passione per la scrittura mette nero su bianco le sue riflessioni.
Questo non significa che io sia in grado di esprimere tutto ciò che mi frulla per la testa, ma significa semplicemente che ho qualcosa da raccontare. Ed è a quel raccontare che faccio quotidianamente appello per fare ordine tra i miei pensieri e renderli più concreti, più vicini alla realtà. Una realtà che purtroppo ha le sue brutture ed io non posso far finta che esse non esistano perché significherebbe non dar loro il giusto peso.
La mafia calabrese: la ‘ndrangheta
E sono un peso le mafie, come sono un peso tutti quei macigni che si porta dietro ogni singolo cittadino onesto quando si parla di ‘ndrangheta, la mafia calabrese.
Essa, ad oggi, risulta essere l’associazione mafiosa italiana più pericolosa perché possiede una potenza finanziaria inimmaginabile. La forza di quest’associazione mafiosa risiede nella sua struttura familiare, nei legami di sangue che ne assicurano la continuità e la quasi assenza di casi significativi di collaboratori di giustizia. Altra caratteristica non indifferente è la sua capacità di gemmazione non soltanto nel suo territorio di appartenenza ma anche fuori dai confini della Calabria e della stessa Italia. Essa, infatti, si è spostata sempre più a Nord, sempre più vicina ai flussi di denaro, sempre più “vicina” a tutte quelle società che operano in vari settori (edilizia, trasporti, giochi e scommesse, raccolta e smaltimento dei rifiuti) e sempre più vicina a quelle posizioni che le hanno consentito di condizionare le scelte di molte amministrazioni locali.
Le riflessioni della Commissione Antimafia
L’ultima analisi della Commissione Antimafia, infatti, delinea una struttura della ‘ndrangheta in cui gli organismi locali, che godono di ampia autonomia, sono coordinati da “un vertice che rappresenta tutte le famiglie di ‘ndrangheta della Calabria, capace di dirimere le controversie interne, con il potere di aprire o chiudere locali, conferire cariche, dare il nulla osta per gli omicidi eccellenti o di particolare rilevanza da compiere anche fuori dalla regione: tale struttura è funzionale alle strategie di espansione dell’organizzazione internazionale di droga e nei grandi appalti nazionali alla fine degli anni Sessanta viene istituita la “Santa”, una componente più riservata di cui fanno parte ‘ndranghetisti autorizzati a entrare nella massoneria per avere i contatti con i quadri della pubblica amministrazione e quindi con medici, ingegneri e avvocati” (audizione del procuratore Gratteri).
Questi contatti, difatti, hanno consentito alla ‘ndrangheta di reinvestire il denaro proveniente da attività illecite in nuove attività consolidando progressivamente la propria presenza nell’economia legale: in particolare edilizia, trasporti, ristorazione, turismo, scommesse e gioco on line (quest’ultimo settore è divenuto il suo canale privilegiato per il riciclaggio di denaro).
Credits © Catena Cancilleri
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