

“L’unico limite ai nostri sogni deve essere il limite dei nostri sforzi”.
Chissà perché per le donne i limiti e i paletti non sono quasi mai quelli relativi ai propri sforzi.
La domanda è spinosa, come spinose sono le ipotetiche risposte e i relativi commenti. Il rischio, infatti, è quello di essere tacciati come femministi. Non che questo mi incuta timore ma non faccio alcuna fatica ad ammettere che proverei un certo fastidio. Un fastidio che non nasce dalla definizione che ipoteticamente mi potrebbe essere attribuita ma dalla leggerezza con cui verrebbe usato un termine che si porta dietro una storia. Una storia che parla di lotte, di discriminazioni ataviche che hanno relegato le donne a ruoli subalterni rispetto agli uomini, di ingiustizie subite sia tra le mura domestiche che negli uffici di grandi aziende, di disparità economiche in ambito lavorativo, e potrei continuare all’infinito. Ma non è questo il mio intento.
Non è mia intenzione soffermarmi su uno spaccato di vita della storia delle donne, come non è mia intenzione scrivere l’apologia di una donna che si ribella all’idea che esistano dei ruoli prestabiliti da una società patriarcale e maschilista che rilega il sesso “debole” in ambiti ben specifici e spesso marginali. Una marginalità che non ha dato alle donne la possibilità di poter mettere in risalto le loro aspirazioni e non ha fornito (e ancora troppo spesso non fornisce) loro modelli femminili che le incoraggino a realizzare i propri desideri libere da stereotipi.
Le donne non sono soltanto gli “angeli del focolare” ma sono persone che hanno sogni nel cassetto che spesso non vengono nemmeno tirati fuori semplicemente perché l’immaginario maschile collettivo mette in dubbio le loro attitudini e la loro capacità di svolgere determinate mansioni. Non è un caso che le donne abbiano meno possibilità di affermarsi in determinati contesti.
Dacché se ne dica, quando le donne aspirano a ruoli di spicco o di comando, fanno più fatica degli uomini ad affermarsi e, diciamolo pure, a loro vengono richiesti standard più elevati rispetto ai maschi. È su quest’ultimo punto che vi invito a soffermarvi e a riflettere.
Si parla tanto di parità di genere ma siamo ancora lontani anni luce da questo risultato. Indubbiamente le conquiste ci sono state, alcuni diritti sono stati acquisiti, ma la strada da percorrere è ancora lunga.
Sino a quando questo grande tabù risiede ancora tra le mura domestiche (e il Covid ce lo ha dimostrato e svelato) e sino a quando dalle donne ci si aspetta l’accudimento e la pulizia della casa, la parità di genere è solo un miraggio e un obiettivo, un sogno, da realizzare.
Credits © Catena Cancilleri
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