

Non ho mai amato le etichette, come non mi è mai piaciuto classificare le persone in base al proprio orientamento sessuale. Sono persone e, come tali, vanno sempre rispettate e accolte. Eppure le etichette e le classificazioni esistono. Forse perché tendenzialmente abbiamo paura dell’ignoto o forse perché, semplicemente, abbiamo un innato bisogno di dare una precisa collocazione a cose e persone. Non sempre è necessario, eppure l’esigenza di creare una sorta di mappa mentale è istintivo in noi e, se non riusciamo a realizzarla, proviamo una sorta di disagio che diviene quasi fastidio. Chissà perché?
Forse perché siamo stati educati a mettere ordine ai nostri pensieri e, di conseguenza, a contestualizzare situazioni e persone. Probabilmente sta proprio lì lo sbaglio, la falla, l’errore. Possiamo inquadrare tutto, ma non i sentimenti. I sentimenti, come le persone, vanno solo vissuti.
Le persone possono essere contestualizzate, inquadrate, in alcuni ambiti, ma non in altri, anche perché sarebbe sbagliato farlo. La sfera sessuale, ad esempio, è una sfera talmente intima e delicata che bisogna sempre entrarvi in punta di piedi. Scrivo “in punta di piedi” perché non dovremmo mai dimenticare che le relazioni interpersonali, di qualsiasi natura esse siano (materne, filiali, amicali, fraterne, amorose) dovrebbero sempre avere al centro la persona. Una persona che, come noi, semplicemente vive le sue inquietudini interiori, i suoi stati d’animo, le sue emozioni. Emozioni che, a volte, divengono sentimenti e affetti profondi e, come tali, devono essere vissuti, senza la paura di essere giudicati e discriminati perché “fuori dalle righe”.
L’amore non è mai “fuori dalle righe” e non sempre segue le regole morali che ci sono state imposte. È amore e proprio per questo non ha né vincoli né paletti perché è il naturale esplicitarsi di noi stessi e dei nostri sentimenti.
L’amore è solo amore ed è impensabile che in una società civile come la nostra un sentimento possa essere fonte di derisione o di discriminazione.
L’amore non è l’etichetta di un abito appena acquistato ma è quel sentimento che ci sentiamo cucito addosso come una seconda pelle perché è il battere sincronico di un cuore con un altro cuore. E il cuore, si sa, “ha le sue ragioni che la ragione non conosce”.
Credits © Catena Cancilleri
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