

Sto strappando una pagina dietro l’altra. Faccio scorrere l’inchiostro sulle prime righe della pagina bianca e poi ristrappo tutto. Strappo i pensieri, le emozioni, i sentimenti, le argomentazioni. E strappo le riflessioni. Riflessioni che vorrei diverse, più concrete, più vicine alla realtà che osservo e che mi chiede di non distogliere l’attenzione su quel fenomeno criminale definito comunemente mafia. Eppure le pagine rimangono bianche. Rimangono tali non perché mi mancano le argomentazioni o la conoscenza del fenomeno ma semplicemente perché le nuove dinamiche criminali sono meno visibili rispetto a due decenni fa. La mafia di oggi non è “la mafia che spara” ma è una mafia meno rumorosa, più silente. Un silenzio che pesa, come pesano le vittime di questa mafia difficilmente riconoscibile ad occhio nudo, ma non per questo meno pericolosa.
È la mafia dei colletti bianchi, dei professionisti, dei centri di potere. Un potere che, pur non sporcandosi le mani di sangue nel senso stretto del termine, gronda di sangue. È il sangue degli on onesti, ossia di tutti coloro che quotidianamente lottano per sopravvivere o per far sopravvivere le loro aziende, le loro attività commerciali, il loro lavoro. Un lavoro che sistematicamente viene loro rubato da sciacalli che grazie al potere economico acquisito attraverso la politica della sopraffazione detengono il controllo di una buona fetta della nostra economia. Un’economia che arranca, che fa fatica a sopravvivere quando viene a mancare una concorrenza leale.
Con le mafie non c’è concorrenza!
C’è solo il dio denaro che corrompe, che altera, che collude, che acquista. E acquista pure la coscienza! Una coscienza che viene sopita, sedata e ridotta al silenzio grazie a quel dio denaro che compra certificazioni, che trucca appalti e che riempie portafogli. Portafogli che incentivano il malaffare, che alimentano l’imbroglio, che stimolano la brama di potere, che fomentano gli interessi loschi e poco trasparenti. Poco trasparenti come le mafie di oggi che, seppur vive più che mai, sono invisibili ai nostri occhi.
Credits © Catena Cancilleri
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