Sono ore che “contemplo” la pagina bianca del mio consueto taccuino e sono ore che mi chiedo come riempire d’inchiostro le prossime pagine di questo mio fedele amico testimone delle mie quotidiane riflessioni. Riflessioni che, chi mi conosce bene lo sa, partono sempre da ciò che mi circonda e sono fortemente ancorate alla realtà. Una realtà che non sempre mi piace e che spesso vorrei farmi scivolare addosso.
Eppure non ci riesco!
Non riesco a non mettere nero su bianco il flusso dei miei pensieri. Pensieri che oggi sono neri. Neri come la realtà con cui mi sto scontrando; neri come i componenti dell’associazione criminale di cui mi accingo a scrivervi; neri come le parole che dalla carta bianca del mio taccuino passeranno alla pagina di questo blog in cui ogni giovedì mi sono ripromessa di parlarvi di mafie.
Mafie che ho imparato a conoscere un po’ grazie alla mia continua documentazione che non è mai abbastanza perché quotidianamente mi induce a non soprassedere alle grida di allarme che mi giungono, attraverso la lettura delle varie testate giornalistiche, dalle varie regioni italiane. Regioni che si trovano a dover combattere su più fronti le varie forme di criminalità organizzata e a dover rivedere e rileggere con nuove chiavi di lettura i propri territori. Territori che vengono contesi non soltanto dalle mafie italiane ma anche straniere. Ed è di una mafia straniera che vi voglio parlare oggi. Una mafia nera che si contrappone al bianco iniziale di questa pagina. Black Axe (“Ascia Nera” in italiano) si chiama. Black, ossia nera come i suoi componenti che sono di origini nigeriane e nera come la scia di morte che si sta portando dietro.
Perché è morte la mafia, come è morte tutto il giro d’affari che sta dietro ad ogni forma di organizzazione criminale. Un’organizzazione criminale che, in questo caso, è di tipo mafioso ed è finalizzata al compimento di numerosi reati tra cui traffico di stupefacenti, immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione, truffe informatiche e riciclaggio anche attraverso la compravendita di bitcoin. E la cosa che mi sgomenta e che mi allarma ancora di più è che un’operazione partita dalla Squadra Mobile de L’Aquila ha portato all’arresto di trenta affiliati presenti in ben tredici province italiane con base operativa nel capoluogo abruzzese.
Avete letto bene!
Sono ben tredici le province coinvolte. Le indagini sono partite da L’Aquila per poi giungere a Roma, Rieti, Bari, Caserta, Napoli, Reggio Emilia, Parma, Modena, Catania, Genova, Messina, Potenza e Terni.
Purtroppo, come sempre, la cronaca smentisce chi ha sempre negato l’esistenza di grandi organizzazioni criminali in Italia.
Credits © Catena Cancilleri
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