

Captagon.
Sono incappata in questo logo quasi per caso, leggendo uno dei tanti libri che occupano la mia consueta scrivania in attesa di essere aperti e gradualmente studiati al fine di poter meglio conoscere e interpretare il fenomeno mafioso.
Scrivo di mafia da anni e da anni spulcio un numero ormai incalcolabile di documenti, riviste, saggi, articoli di giornale che mettono in luce il traffico di stupefacenti nel mondo, eppure non mi sono mai ritrovata davanti a questo logo: Captagon.
È il logo delle pasticche che contraddistingue la “droga della Jihad”. «È noto ma non lo era per me sino a qualche giorno fa!) che Isis/Daesh finanzia le proprie attività terroristiche anche e soprattutto con il traffico di droghe sintetiche, prodotte in gran parte in Siria, diventata per questo motivo negli ultimi anni il primo produttore mondiale di anfetamine. Il Captagon viene smerciato in tutto il Medio Oriente ed è diffuso sia tra i combattenti per inibire paura e dolore sia tra i civili perché non fa avvertire la fatica» (N. Gratteri/A. Nicaso, Ossigeno illegale, Mondadori).
Questa sostanza stupefacente veniva inizialmente prodotta in Libia e negli anni Novanta si è diffusa in Arabia Saudita dove è ricomparsa nei covi dei terroristi. Ed è questo il motivo per cui è stata soprannominata la “droga dell’Isis” o la “droga della Jihad”.
Alcune indagini condotte in America hanno dimostrato che l’Isis ne fa largo uso in tutti i territori su cui esercita l’influenza e ne controlla lo spaccio.
Una volta creati gli impianti chimici, diviene estremamente semplice aumentare i quantitativi anche per il mercato mondiale delle droghe sintetiche, in maniera tale da accumulare rapidamente cospicui finanziamenti. Finanziamenti che, aimè, incrementano il mercato della morte da più punti di vista…
Credits © Catena Cancilleri
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