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Hibakujumoku

I Signori della Pace

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Reduci e Rinati

Giovedì 20 maggio 2021,  piantumazione di un Hibakujumoku a Maccagno. L’evento nasce da una collaborazione con la scuola media Leonardo da Vinci e la cooperativa Gim-Terredilago, nell’ambito di un progetto sulla biodiversità legato alle iniziative che hanno accompagnato la marcia mondiale per la Pace e la Nonviolenza che a causa dei vari lookdown ha subito nel tempo vari ritardi. Oggi un primo passo è stato compiuto insieme alle classi, ai professori e al sindaco di Maccagno, il piccolo Ginkgo Biloba, che ho custodito per più di un anno nel mio giardino, ha finalmente trovato la sua casa. Hibakujumoku non è un errore di scrittura, è piuttosto il termine usato in Giappone per definire quegli alberi che non sono morti a causa dell’esplosione della bomba atomica di Hiroshima, quegli alberi che, nonostante la totale distruzione, sono rinati. Per i giapponesi sono testimoni viventi di ciò che non dovrà accadere mai più, monito per le generazioni future ma molto di più. Come racconta Stefano Mancuso nel suo libro L’incredibile viaggio delle piante:  alberi normali all’apparenza, se non fosse stato per l’evidente sentimento di rispetto e, direi, di affetto che suscitavano nelle persone che erano lì ad “incontrarli”. Si tratta quindi di un incontro tra amici con i quali ci si abbraccia, si condividono racconti, si sta insieme perché da loro arriva forte la testimonianza che la vita vince sempre! Hibakujumu-Gabriella Colli-casa editrice costruttori di Pace-odv Onlus-Maria Terranova (3)

Esseri viventi

L’albero giunto a Maccagno è nato dal seme di un gingko biloba di Hiroshima  scampato alla bomba atomica. L’associazione “Mondo senza guerra e senza violenza” di Brescia/Milano si occupa di ricevere i semi di queste nobili piante.  Presso la serra “Utopia Tropicale” di Comerio vengono messi a dimora con il contributo dei bambini della scuola primaria. Sono passaggi rituali  arricchiti del rispetto e venerazione per questi esseri. I tempi che stiamo vivendo non sono certo semplici. Nell’ultimo anno abbiamo spesso usato termini che appartengono al linguaggio bellico assimilando l’epidemia ad una guerra. Certo le devastazioni conseguenti ad atti di guerra sono ben diverse per violenza e crudeltà ma nulla ci vieterà di avvicinarci a questo hibakujumoku ricordando le persone care che abbiamo perduto in questo anno o la sofferenza per la separazione dai nostri cari. Hibakujumu-Gabriella Colli-casa editrice costruttori di Pace-odv Onlus-Maria Terranova (3)

Essere meglio

Venerdì 21 maggio 2021 in mattinata ricevo dalla scuola la notizia che l’albero è stato divelto. Un atto vandalico. È stato recuperato e temporaneamente custodito nel giardino interno alla scuola.  Per più di un anno è stato con me e ne conosco la tempra e la capacità rigenerativa: è un testimone di vita, non temo per lui. Pace, rinascita, compassione, ciò che rappresenta, rimangono. Rimane il simbolo e i simboli, si sa sono spesso oggetto di scherno, violenza. Mi domando se non sia ancora abbastanza. Se tutto ciò che abbiamo passato in questo anno di restrizioni, se tutte le guerre combattute nel mondo, se tutta la disperazione dell’umanità, se tutti i maltrattamenti subiti da madre terra non siano ancora abbastanza per aiutarci, per invitarci a fare silenzio, lasciar cadere la rabbia, la frustrazione e ascoltarci nel profondo. La presenza nel nostro territorio di questo testimone di pace invita ad una riflessione sulla necessità di compiere scelte di pace nel nostro quotidiano, invita a toglierci dal tranello del mettersi uno contro l’altro, dalla ricerca morbosa di motivi di separazione. Invita a fermarsi e domandarsi il senso dei nostri gesti e delle nostre parole per scegliere gesti e parole di coraggio che sappiano unire accogliendo le differenze di ciascuno. Il racconto di Mancuso si chiude con una confidenza del suo accompagnatore:  Bisogna che glielo dica. Anch’io sono un hibakusha. Avevo sette anni quando la bomba fece scomparire tutta la mia famiglia e chiunque conoscessi al mondo. Mi salvai perché l’aula dove studiavo era protetta da una cortina di alberi. Io e quattro miei compagni siamo gli unici reduci di quella scuola. Eravamo 120 bambini. Mai più! Mai più nucleare! Mai più guerre! Mai più bambini che muoiono per questa follia! Siamo chiamati a scelte coraggiose! A scelte di pace! Il piccolo gingko si riprenderà e noi? Come vogliamo ricominciare? Riproponendo gli stessi schemi? Stessi modelli? Quelli che non funzionano? Possiamo essere meglio di così, possiamo cominciare praticando la pace.

Credits © Gabriella Colli

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