In ricordo di Padre Marco Malagola
Frate francescano nel mondo
Padre Marco aveva appena compito 94 anni nel suo Convento a Torino, circondato dalle cure dei suoi confratelli; poi il COVID, la corsa all’ospedale e nella notte tra il 29 ed il 30 novembre il Padre l’ha chiamato a sé nel cielo.
Una vocazione decisamente missionaria quella di Padre Marco
Ha vissuto una vita intensissima, tra missione e diplomazia, con spirito di pace e di serenità.
Nato a Luino nel 1926, a quindici anni entrò nel noviziato nell’antico convento del Monte Mesma sul Lago D’Orta per poi proseguire la sua vocazione nel convento di Varallo Sesia (VC). Erano i tempi del nazifascismo ed il giovane frate fu unico sgomento testimone della brutale esecuzione di cinque giovani partigiani a Quarona (VC) il 14 agosto 1944. Il giovane frate fece di tutto per cercare di fermare la brutalità nazifascista ma nulla poté, se non portare per tutta la vita la testimonianza della ferocia dei boia e dell’anelito dei giovani partigiani ad un mondo libero e giusto. Da allora eguaglianza, pace, libertà e difesa dei poveri, dei deboli e degli oppressi sono stati il suo scopo, in una vita densa di avventure e viaggi. La vocazione francescana di Padre Marco è stata, sin dal suo sbocciare, decisamente missionaria; già nei mesi precedenti alla sua ordinazione sacerdotale (1950) chiese al Padre Generale il permesso di partire per un lebbrosario tibetano. Permesso non accordato; ma insistette a tal punto che nel 1959 era ormai imminente una sua partenza per l’isola di Taiwan. Ma il diavolo ci mise lo zampino ed il viaggio saltò.
Dalla Segreteria di Stato alla Papua Nuova Guinea
Nel 1959 Padre Marco fu chiamato alla Segreteria di Stato in Vaticano come segretario dell’arcivescovo Mons. Angelo Dell’Acqua, Sostituto della Segreteria di Stato; ebbe quindi la grande fortuna di vivere un’esperienza unica, lavorando molto intensamente accanto a due grandi Papi, Giovanni XXIII e Paolo VI. Ma quasi all’improvviso, nel 1971, una serie di circostanze consentirono finalmente a Padre Marco di realizzare il suo sogno: partire per una terra lontana, personalmente scelta e ragionata, la Papua Nuova Guinea e precisamente a Yemnu, una missione famosa per il carattere focoso e bellicoso della sua gente, appartenente alla tribù dei Kanaka.
I primi tempi furono terribili per Padre Marco: barriera della lingua, senso di smarrimento, di impotenza e di grande isolamento; fu come ritornare indietro di secoli e sentirsi di colpo paracadutati e sprofondati nella preistoria. Fare missione nella zona di Yemnu significava visitare una popolazione distribuita in una trentina di villaggi distanti uno dall’altro molti giorni di cammino a piedi, guadando fiumi non sempre tranquilli e non sempre privi di insidie, attraversando fragili e traballanti ponticelli di liane o camminando in punta di piedi su viscidi tronchi galleggianti nell’acqua che i nativi sistemavano in fila, uno dopo l’altro, per l’attraversamento delle paludi. Rimaneva nei villaggi tutto il tempo richiesto per assolvere i propri doveri di sacerdote e, soprattutto, per andare incontro ai molteplici bisogni di carattere umanitario. Il valore della testimonianza silenziosa ed operante costituisce uno degli elementi più efficaci e convincenti dell’evangelizzazione.
Padre Marco raccontava che una sera, dopo qualche anno di lavoro tra una tribù completamente “pagana”, venne a trovarlo tutto solo ed in gran segreto il capotribù. Parlarono del più e del meno, poi ad un tratto l’uomo gli chiese “Dimmi, che tipo è il tuo Dio? Come si chiama? E cosa fa?”. Fu il giorno più bello della sua vita missionaria.
Dalla Terra Santa a Ginevra e Bruxelles
Nel 1980 Padre Marco ritorna in Italia ed il Padre Generale lo chiama a dirigere l’Ufficio “Giustizia e Pace” dell’Ordine Francescano. E così inizia un periodo di grandi viaggi che lo portano in Terra Santa, a Gerusalemme, ove assiste al conflitto israelo-palestinese, poi a Ginevra al servizio della Missione Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite ed infine a Bruxelles al servizio della Nunziatura Apostolica presso il Governo Belga e l’Unione Europea.
Padre Marco era molto legato al Gruppo Impegno Missionario (GIM) di Germignaga fin dai primi viaggi in Uganda; amava tornare nella sua Luino ove aveva tanti amici e dove trovava nel suo lago il ricordo della sua giovinezza.
Nel suo testamento spirituale lascia l’impronta del suo cuore abitato dal Signore: “Vorrei andarmene in silenzio, così come sono venuto al mondo, semplicemente. Una celebrazione eucaristica semplice e gioiosa. Il gomitolo della mia esistenza è ormai giunto alla fine, mi attende la celeste Gerusalemme e lo splendore della Resurrezione che aspetto sorridendo, consapevole che tutto è bello e nuovo nel fulgore del Cristo Risorto. La vita è un arrivederci, diceva Papa Giovanni. E allora; arrivederci tutti in Paradiso”.
Padre Marco si è spento serenamente nel Signore lunedì 30 novembre 2020 e riposa in pace nella cappella dei frati nel cimitero di Torino.
Credits © Gianfranco Malagola
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