

Ce lo ripete ad ogni occasione Greta Thunberg, la ragazzina simbolo della lotta al cambiamento climatico, perché i dati scientifici parlano chiaro: è tardi per invertire la rotta, possiamo solo cercare di limitare e contenere l’innalzamento delle temperature globali e dei fenomeni connessi: siccità, alluvioni, trombe d’aria, eventi climatici estremi. Fenomeni che sono in aumento già in questi anni, non c’è bisogno di pensare a scenari apocalittici del futuro: l’Australia brucia, così come la Siberia, l’Europa alterna ondate di caldo torrido a “bombe d’acqua” devastanti, persino sul lago Maggiore i venti sono sempre più devastanti e causano danni ogni volta più gravi.
Un disastro… Prima di tutto, perché l’economia di sussistenza di gran parte degli africani è basata sull’agricoltura e sull’alternarsi ben definito di stagioni secche e stagioni delle piogge. Non ci sono sistemi di irrigazione, bacini di raccolta dell’acqua, possibilità di conservare i prodotti, c’è solo la sapienza e la scelta delle coltivazioni più adatte, definita nel corso dei secoli. L’alterazione di questi cicli climatici mette in crisi il sistema agricolo tradizionale con il risultato che i raccolti spesso non sono sufficienti a garantire cibo per la sopravvivenza delle comunità.
Ne abbiamo avuto una testimonianza diretta dal nostro amico padre Walter, missionario comboniano a Namalu in Uganda, che ci manda alcune foto dal dispensario di Amaler: il tetto, fatto di lamiere ed attrezzato con pannelli fotovoltaici che forniscono l’energia per l’attività sanitaria, è completamente distrutto. Una tromba d’aria, mai vista nella regione, è passata sull’edificio lasciando dietro di sé una striscia di distruzione.Padre Hugo Rios, medico e missionario cileno che gestisce un ospedale a Kimbondo in Congo, ci racconta che le piogge torrenziali, mai viste da quelle parti, hanno fatto franare un’intera collina accanto alla pediatria, distruggendo la piccola fattoria, e le coltivazioni che fornivano sussistenza ai malati ed ai circa 350 bambini abbandonati che la pediatria ospita.
Servono soldi, materiali, lavori. Per fortuna non siamo soli ad avere a cuore le missioni e la sua gente! Il GIM (Gruppo di Impegno Missionario) grazie agli aiuti di molte persone ed Amici, raccogliamo i soldi necessari, ed ogni anno gruppi di volontari si recano in Africa ospiti dei missionari e realizzano lavori di ogni genere, con la collaborazione preziosa degli operai locali.
È così che cambia la missione, con interventi legati alle necessità del mondo d’oggi.
La nostra casa è in fiamme, e arriva fino in Africa.
Dobbiamo spegnere l’incendio!
Credits © Maria Vittoria Lanella
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